tatapazz

oggi mi cimento in rete... bè del resto che vuoi fare al lavoro quando tutti se ne sono andati?

01 giugno 2006

In attesa che la Violina si degni di pubblicare qualcosa...


“Cara Amica,
sono le 3 e sono ancora sveglia il mio pensiero corre a quell’uomo che tanto desidero tanto amo che si avvicina e fugge e ritorna. Sicuramente starà dormendo. Tanto per cambiare, io non ci riesco. Sto provando a dedicarmi al mio romanzo ed è incredibile come sia facile scrivere quando gli occhi ti bruciano quando l’ansia sale e non sai perché ma è certo che stai soffrendo e hai paura e fai bilanci ed escono ricordi e la penna scivola veloce. Emozioni paura dolore solitudine.
Sembra tutto così lontano ma allo stesso tempo la sensazione è così tangibile che sembra che tutto questo non mi abbia mai abbandonata.
Come non mi abbandona l’immagine dei tuoi occhi sgranati, la tua espressione affascinata quando ti racconto delle mie fughe dalla noia della nostra città, di quando mi svegliavo in piena notte con una strana agitazione valigia pronta in 5 minuti e …via, salire sul primo treno che passa seguendo l’istinto o affidandomi al caso.
E’sempre stato più forte di me. Quando parto sento la tensione che si allenta basta ansia basta tristezza. Mi si gonfia il cuore ma di cose belle. Mi sento davvero viva mi sembra di riuscire di nuovo a sognare a sperare mi sembra di avere ancora il coraggio di una volta è come rinascere libera ogni volta che mi sposto sento che non è solo una fuga da una realtà che non mi piace. E’pura vita.

Ora.

Qui accanto a me c’è la tua lettera. Quante sono le cose di me che non sai. Dici sempre che ho avuto il coraggio di fare cose che tu non avrai mai il coraggio di fare, ma non sai la merda che c’è dietro. A volte non è coraggio, è disperazione.
Quando non sai più chi sei cosa vuoi quando la tua vita ti sfugge di mano e tu ti annulli completamente.
Quando ti abbandoni agli eventi e iniziano i problemi quelli veri e sei sola e lontana e credi di essere orgogliosa mentre in realtà l’orgoglio non sai nemmeno che cos’è. Quando pur di avere un posto caldo in cui riposare un letto in cui dormire non t’importa più nemmeno con chi devi dividerlo quel letto. E ti fai schifo perché lo sai che dietro quelle cortesie c’è solo uno scopo, ma te ne freghi perché tutto è meglio di un fetido garage o della panchina fuori dalla stazione.

Sui treni la notte vola che bello vedere l’alba. Tante città, tutte diverse, piccole baie di pescatori e grandi porti per navi da crociera, verdi colline e aspre montagne. Guardare dal finestrino un nuovo giorno mentre tutti dormono. Tanti volti sconosciuti tante storie tante culture tanto amore voglia di liberta fuga dal dolore.
Una volta questa era la mia vita, il treno la mia casa, l’unico posto dove mi sentivo sicura.

Ti scrivo pensando al mio ultimo viaggio. Sola, come sempre. Alle 7 in stazione, pochi minuti alla partenza, l’adrenalina inizia a salire. Difficile da spiegare ma per me è stupendo partire. Non importa quale sia il mezzo. Tutto scorre veloce sotto i miei occhi. Il cuore accelera va veloce come quel treno la mia mente si perde in pensieri e fantasie su quei posti quei volti mai visti.. Mi sento libera è come se non avessi più corpo come se facessi parte dell’aria che mi arriva fredda dal finestrino.
Nei miei occhi l’immagine dell’interminabile pianura che mi circondava, il colore particolare della terra sotto i raggi di quel pallido grande sole. E’ bella questa zona in autunno, spazi infiniti di campi spogli. Punti lo sguardo fuori dal finestrino e sembra quasi che il treno non si muova, che il paesaggio non cambi mai, terra bruciata dal calore estivo interrotta solo da qualche sporadica casa di contadini. Sembra. Ma non per i miei occhi abituati a quello spettacolo di luci. Se guardo davanti a me posso vedere i raggi del sole ampi e fitti come una tenda a proteggere l’orizzonte. Nonostante sia quasi inverno, vedo una distesa che brilla come oro e una bambina seduta su un terreno secco e ardente, braccia bianche e delicate che si allungano a strappare una spiga di grano, piccole mani avide che la strofinano rapide e curiose per separare i chicchi. Sento il loro sapore, la loro consistenza cedere sotto la pressione dei denti. L’impasto morbido e un po’ gommoso, sapore d’estate e di gioia. Inspiro profondamente e sento quel profumo di sapone e di sole che mi ha accompagnata per tanto tempo.

Il viaggio di questa notte è stato diverso.
Solo una scomoda sedia mentre scrivo piegata sulla scrivania. Non una tratta lineare, ma un salto.
Continuerò a viaggiare, ma finalmente sono io a guidare quel treno.”